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MIGRAZIONI TEMPORANEE
Spostamenti territoriali della popolazione che non determinano un trasferimento di residenza e che implicano periodi di assenza dalla dimora abituale di varia durata, generalmente in funzione di un'attività lavorativa necessaria per integrare le insufficienti risorse disponibili in loco. Il fenomeno ha costituito, fino all'avvento della società industriale e alla crisi dei sistemi agricoli tradizionali, il mezzo più efficace per salvaguardare il precario equilibrio fra popolazione e mezzi di sussistenza nelle aree più povere (soprattutto montane), permettendo di integrare gli scarsi redditi ricavati dalle risorse locali. Esso ha certamente un'importanza assai maggiore dal punto di vista del mercato del lavoro che da un punto di vista puramente demografico. Infatti, gli spostamenti temporanei che si verificano nella popolazione lavoratrice non variano la quantità o la composizione degli abitanti dei comuni di emigrazione né di quelli di immigrazione. Sotto l'aspetto economico, le fluttuazioni periodiche della popolazione, soprattutto agricola, attirata da una località a un'altra da lavori di durata temporanea e che si compivano, in Italia come in altri paesi europei, a epoca fissa, erano l'effetto di continue oscillazioni nella domanda di lavoro agricolo ed erano a loro volta causa di continue variazioni nella sua offerta. Si trattava, in altri termini, di uno scambio di manodopera fra zone differenti di territorio, che non implicava un'aggiunta o una sottrazione definitiva di popolazione. La durata delle migrazioni periodiche dipendeva, naturalmente, dalla durata dei lavori da compiersi. Allo stesso modo, la stagionalità dei lavori agricoli determinava generalmente il calendario degli spostamenti (si parla in questo senso di migrazioni stagionali), coincidendo molte volte il periodo di assenza da casa degli emigranti col periodo dei lavori. Talvolta, però, l'immigrazione era richiamata non da uno specifico lavoro (mietitura, mondatura del riso, vendemmia) ma da una serie di lavori. In aree particolari, caratterizzate dalla presenza di paludi malariche e quindi da difficoltà di insediamento permanente (agro romano e maremme, bassopiano foggiano, marine di Rossano in Calabria) i lavoratori provenienti da località anche molto lontane si impegnavano per otto o nove mesi l'anno, per tutte le lavorazioni che avevano luogo dall'ottobre al giugno successivo.

L. Del Panta

Ministero di agricoltura, industria e commercio, Ufficio del lavoro, Le correnti periodiche di migrazione interna in Italia durante il 1905, Officina poligrafica italiana, Roma 1907.
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